Il conferimento di poteri per l’emancipazione femminile – Generale Giorgio Spagnol

A completamento delle attività che l’Associazione 11 Settembre cura con alcuni Istituti Scolastici, pubblichiamo questo articolo del Generale Giorgio Spagnol titolato “Il conferimento di poteri per l’emancipazione femminile”. Buona lettura da Ubaldo Alifuoco

Il conferimento di poteri per l’emancipazione femminile

Generale Giorgio Spagnol

Premessa

L’obiettivo della parità tra donne e uomini e la promozione dei diritti delle donne sono sanciti da convenzioni e impegni internazionali. La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, adottata nel 1948, prevede “l’uguaglianza dei diritti dell’uomo e della donna”; nel 1979 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (CEDAW); nella Conferenza mondiale delle Nazioni Unite (Pechino 1995) l’emancipazione della donna e l’uguaglianza di genere sono stati considerati prerequisiti per il raggiungimento della sicurezza politica, sociale, economica, culturale e ambientale tra tutti i popoli.
Nel settembre 2000, 189 paesi hanno firmato la Dichiarazione del Millennio per costruire un mondo migliore. A tal fine hanno definito otto obiettivi concreti e misurabili, gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDG), da raggiungere entro il 2015. Il terzo obiettivo, promuovere l’uguaglianza di genere e l’emancipazione delle donne, è stato ritenuto fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi rimanenti.
Il 31 ottobre 2000, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato all’unanimità la Risoluzione 1325, il primo documento formale e legale che richiede a tutti gli Stati di rispettare pienamente il diritto internazionale umanitario e il diritto internazionale dei diritti umani applicabili ai diritti e alla protezione delle donne e delle ragazze durante e dopo i conflitti armati.

Risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite

La Risoluzione 1325 riconosce formalmente la natura mutevole della guerra in cui i civili sono sempre più presi di mira e le donne continuano a essere escluse dalla partecipazione ai processi di pace invece di svolgere un ruolo chiave nella prevenzione dei conflitti, nella gestione dei conflitti, nella risoluzione dei conflitti e nella pace sostenibile.
Infatti, troppo spesso le donne sono considerate solo come vittime: devono invece essere viste come leader e il loro ruolo e la partecipazione alla leadership non è un favore fatto alle donne, ma è essenziale per la pace e la sicurezza. Le donne possono offrire una prospettiva vitale nell’analisi dei conflitti e fornire strategie per la pace basandosi su interessi comuni e dando priorità all’inclusione, alla trasparenza e alla sostenibilità di qualsiasi processo di pace.
In termini di sicurezza globale, le donne soldato che prestano servizio all’estero in Operazioni di mantenimento della pace hanno dimostrato un’enorme resilienza, adattabilità e capacità di innovazione, offrendo un vantaggio competitivo e dimostrando che il coraggio e la leadership non dipendono dal genere.

Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite

L’equa partecipazione e leadership delle donne nella vita politica e pubblica sono essenziali per raggiungere entro il 2030 gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, una raccolta di 17 obiettivi globali interconnessi ideati per essere un “progetto condiviso per la pace e la prosperità per le persone e il pianeta ponendo fine alla povertà, alla fame ,all’ AIDS e alla discriminazione contro donne e ragazze”.
Tuttavia i dati mostrano che le donne sono sotto-rappresentate a tutti i livelli del processo decisionale in tutto il mondo e che il raggiungimento della parità di genere nella vita politica è ben lontano. Attualmente si registrano solo 29 paesi in cui le donne sono capi di Stato e/o di governo. Solo il 21% dei ministri di governo sono donne. Solo il 26% di tutti i parlamentari nazionali è costituito da donne. Solo 27 Paesi hanno raggiunto o superato il 40% di presenza femminile parlamentare , di cui 15 in Europa, 5 in America Latina e Caraibi, 5 in Africa, 1 in Asia e 1 nel Pacifico.
Esistono prove consolidate che la leadership di donne nei processi decisionali politici li migliora. Ad esempio, la ricerca sui panchayat (consigli locali) in India ha scoperto che il numero di progetti di acqua potabile nelle aree con panchayat guidati da donne era superiore del 62% rispetto a quelli con panchayat guidati da uomini. In Norvegia è stata riscontrata una relazione diretta tra la presenza delle donne nei consigli comunali e l’efficienza dell’assistenza all’infanzia.
Le donne dimostrano leadership politica operando, al di là degli orientamenti di partito, tramite i caucus parlamentari delle donne, anche negli ambienti politicamente più combattivi sostenendo le questioni dell’uguaglianza di genere come l’eliminazione della violenza di genere, il congedo parentale, l’assistenza all’infanzia, le pensioni, l’uguaglianza di genere e le riforme elettorali.

Perché abbiamo bisogno delle donne in politica?

Le donne costituiscono la metà della popolazione mondiale, il che significa che la loro presenza politica è necessaria per garantire che la democrazia funzioni nel modo più efficace possibile. Con una presenza paritaria di donne e uomini nel settore pubblico, una prospettiva paritaria nel governo è essenziale per garantire una maggiore reattività ai bisogni dei cittadini di ogni fascia demografica. Le legislatrici appartenenti ai più diversi background possono proporre un’ampia gamma di problematiche da prendere in considerazione e proporre soluzioni coerenti ed efficaci.
È certo che l’aumento della rappresentanza femminile avrà effetti a lungo termine che andranno oltre agli effetti simbolici immediati della rappresentanza o agli effetti sostanziali sulle politiche nel breve periodo. Assumendo posizioni legislative ed esecutive in tutto il mondo, le donne hanno l’opportunità di dimostrare la loro competenza politica.
Le donne in politica possono demistificare i pregiudizi di genere, promuovere politiche che alleggeriscano le barriere formali e informali per un ulteriore impegno femminile e fornire un modello per le generazioni attuali e future.
La risposta al COVID nei paesi guidati da donne rispetto a quelli guidati da uomini è un esempio del vantaggio di avere donne in posizioni politiche apicali a seguito dei successi dei paesi guidati da donne in risposta alla pandemia del COVID-19. In paesi come la Nuova Zelanda e la Germania, entrambi guidati da donne, le risposte al COVID-19 sono state sia più rapide che più efficaci rispetto a quelle dei paesi guidati da uomini.

Come avere più donne in politica

Il metodo migliore consiste nel considerare il talento, l’onestà e la leadership come elementi inderogabili nella scelta dei nostri leader politici. Ciò aumenterebbe il numero di donne nei ruoli di leadership e migliorerebbe la qualità dei leader politici eletti. L’uguaglianza di genere è uguaglianza politica.
Il processo decisionale è invece intrinsecamente disuguale tra uomini e donne, causando una minore rappresentanza femminile, incoraggiando meno donne a ricercare ruoli politici, il che si traduce in un circolo vizioso che tiene le donne fuori dalla politica e, di conseguenza, ostacola una democrazia funzionante.
L’uguaglianza di genere raggiunta a livello governativo si rifletterebbe positivamente sull’uguaglianza di genere a livello nazionale. L’aumento della rappresentanza e della parità di genere dovrebbe essere in prima linea nell’agenda di ogni paese.

Parità di genere

Gli impegni internazionali a sostegno dell’uguaglianza di genere si sono concretizzati, in particolare, in Canada, Norvegia, Spagna, Svezia. Tali impegni internazionali si sono incentrati sul rafforzamento del ruolo delle donne nell’agenda per la pace e la sicurezza (Cipro, Germania e Ucraina), nello sviluppo del benessere per uomini e donne (Croazia, Norvegia, Spagna), nella parità tecnologica di genere, nel contesto informatico e della sicurezza informatica (Canada, Finlandia, Stati Uniti).
Contribuiranno questi impegni a rafforzare radicalmente l’agenda della parità di genere e aiuteranno a tracciare la strada verso un mondo in cui le donne avranno le stesse opportunità degli uomini?
Tali impegni contribuiscono a porre la democrazia al centro dell’agenda globale rendendo l’ l’uguaglianza di genere uno dei suoi pilastri centrali. Dovrebbero essere visti come un processo, non un singolo evento, che consenta un nuovo spazio per il dialogo e lo scambio di pratiche democratiche e innovazioni sia tra le democrazie del Nord e del Sud sia tra democrazie vecchie e nuove.
Tali impegni forniscono inoltre una piattaforma che la società civile, i media e altri attori possono utilizzare per sostenere e sollecitare il cambiamento e i programmi futuri di riforma più ambiziosi. Tutti hanno da guadagnare da tali sforzi. È ora di mettersi al lavoro!

Parità di accesso all’istruzione per eliminare le disparità di genere

Ridurre i divari di genere nell’istruzione, nell’occupazione e nel processo decisionale politico è stato a lungo un importante obiettivo di sviluppo. Promuovere l’uguaglianza di genere e conferire potere alle donne, garantendo in particolare la parità di accesso all’istruzione, è una componente centrale dello sforzo per eliminare le disparità di genere nell’istruzione.
La democrazia promuove in assoluto la causa dell’istruzione delle donne. Quando si tratta di rappresentanza politica, le evidenze sono chiare: un numero maggiore di donne in politica migliora i risultati scolastici complessivi e riduce il divario di genere nell’istruzione.

Considerazioni

La sfida più grande è cambiare mentalità: cambiare il modo di pensare delle persone cambierà anche il modo in cui esse agiscono e svolgono il proprio lavoro. La storia trionferà solo quando le mentalità saranno cambiate attraverso la combinazione di teoria e pratica. Secondo Kant: “La teoria senza esperienza è vuota, ma l’esperienza senza teoria è cieca”.
In un momento in cui il pensiero convenzionale e ortodosso è sotto attacco, le donne possono aprire la strada a una nuova era prendendo l’iniziativa e guidando la trasformazione globale secondo la citazione di Albert Einstein: “La donna che segue la folla di solito non andrà oltre la folla. È invece probabile che la donna che cammina da sola riesca a raggiungere posti dove nessuno è mai stato prima”.
E le donne occidentali dovrebbero dare l’esempio in questo senso: esse non si definiscono più per il loro rapporto sociale come madri, figlie o mogli ma per quello che fanno.
Hanno l’inclinazione, l’istruzione e la capacità di trasformare il mondo in una comunità più pacifica e armoniosa, contribuendo in modo più femminile e intuitivo a migliorare i settori educativo, politico, economico e sanitario della società.
Man mano che i cambiamenti prendono piede in Occidente, il resto del mondo dovrà seguirne l’esempio. Per questo è importante che le donne occidentali agiscano con umiltà e capacità di ascoltare, evitando di imporre soluzioni occidentali a problemi locali con la certezza che questi funzioneranno: devono invece sostenere la naturale intelligenza e leadership che già esiste all’interno delle comunità del resto del mondo.

Conclusioni

Le donne hanno maggiori possibilità di successo in un’economia globale sempre più interconnessa agendo in modo empatico, cooperativo, umano ed etico. Le abilità peculiari e importanti femminili rimangono ancora l’espressività (capacità di comunicazione), il pensiero a lungo termine, la lealtà, la flessibilità e la pazienza. Le donne sono meno difensive, più aperte agli altri, accettano maggiormente la responsabilità e possono relazionarsi meglio con i clienti, le comunità, i compagni di squadra e le altre parti interessate in qualsivoglia situazione.
L’istruzione, insieme alla musica, alla letteratura e all’arte, sono mezzi fondamentali per l’emancipazione delle donne: spesso esse affrontano i problemi dell’ingiustizia attraverso strumenti nonviolenti ed efficaci, coinvolgendo sia il cuore che la mente.
Le donne sono determinate a cambiare il mondo concentrandosi su iniziative pratiche, redditizie e sensate creando progressi rivoluzionari e rendendo possibile la soluzione delle grandi sfide dell’umanità tra cui energia, istruzione, acqua, cibo e salute.
Quelle con esperienza e istruzione hanno il vantaggio perché possono vedere e comprendere il contesto generale. Le donne, che stanno diventando sempre più sicure di sé e assertive, sono destinate ad avere ruoli cruciali in questa nuova era.
Conflitti e disastri, comprese le pandemie, colpiscono in modo diverso donne e uomini , e spesso le donne e le ragazze ne soffrono di più. I disagi legati alle crisi aggravano gli svantaggi preesistenti causando spesso il peggioramento delle condizioni di lavoro delle donne e aumentandone il carico di lavoro complessivo e le responsabilità.
Nel contempo le crisi possono dare origine a cambiamenti che consentono alle donne di assumere ruoli che in precedenza erano disponibili solo per gli uomini, e le crisi possono aprire opportunità per affrontare le discriminazioni di genere e le violazioni dei diritti.

Generale Giorgio Spagnol

Il Generale di Divisione Giorgio Spagnol, attualmente in pensione, è stato Addetto per la Difesa in Pakistan, ha comandato la Brigata Genio, è stato Direttore del “Centro Studi per le Operazioni Post-Conflittuali” e ha operato con Unione Europea, NATO e Nazioni Unite.
Collabora con Istituti di Studi Strategici in Italia, Francia, Spagna e Belgio. Laureato in Scienze Strategiche, ha inoltre conseguito un master in Relazioni Internazionali.
Appassionato del mondo storico, letterario e scientifico, ha scritto e interpretato i dialoghi tra Shakespeare e Cervantes, tra Fallaci e Terzani, tra Napoleone e Wellington, tra Tolstoj e Russell, tra Eco e Sartori, tra Mattei e Olivetti, tra Galilei e Hawking, tra Fermi e Majorana. Il suo dialogo più recente è tra Elisabetta I d’Inghilterra e Francis Drake.

Foto di Edu Lauton su Unsplash

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